L'Hotel de inmigrantes e gli italiani in Argentina
L'Argentina è stata un'importante meta di emigrazione dall'Europa fin dai primi anni del XIX secolo. Il grande flusso
degli italiani ebbe inizio intorno agli anni '30 dell'800 e fu caratterizzato dall'arrivo di emigranti provenienti soprattutto
dalle regioni del nord Italia. I primi a giungere sul Rio della Plata furono i liguri che approfittarono delle lunghe
tradizioni marinare della loro regione e delle consolidate relazioni commerciali degli armatori genovesi, per formare
popolose e fiorenti colonie di immigrazione. Seguirono, a distanza di pochi anni, piemontesi e lombardi richiamati, anch'essi,
dalla favorevole congiuntura economica e dalle ampie possibilità di sviluppo offerte dal paese sudamericano.
L'aumento sostenuto degli arrivi costrinse il Governo dello Stato di Buenos Aires ad istituire nel 1854 un'apposita
commissione per l'emigrazione che, a sua volta, favorì l'apertura, nel 1857, di un primo centro di accoglienza per immigrati
che può essere considerato il precursore del futuro Hotel de inmigrantes.
Con la successiva crisi economica, culminata negli anni '90, ci fu una notevole contrazione negli arrivi a fronte di
un importante aumento dei rimpatri: nel 1891 arrivarono in Argentina circa 16.000 persone mentre tornarono in Italia quasi
60.000 emigrati.
Con l'avvicinarsi del nuovo secolo i flussi migratori si incrementarono nuovamente, raggiungendo cifre
simili a quelle antecedenti la crisi economica ma, a differenza della fase precedente, questa volta ad arrivare per nave
furono soprattutto i contadini dell’Italia meridionale, in particolare calabresi e siciliani.
Per far fronte alle mutate esigenze sanitarie e per offrire un’adeguata accoglienza all’elevato numero di emigranti che
giungevano a Buenos Aires, ai primordi del ‘900, si decise di edificare (su progetto del Ministerio de Obras Públicas)
una nuova struttura destinata a ricevere i nuovi ospiti. Il complesso si sarebbe presentato come una vera e propria cittadella
distinta dal resto della città, destinata ad alleviare i bisogni fisici degli emigranti e provvedere a tutte quelle incombenze
burocratiche che gravavano sui viaggiatori appena giunti a bordo dei piroscafi di terza classe.
L'edificazione del complesso ebbe inizio nel 1906 con la costruzione della struttura dell"Imbarcadero (desembarcadero)
a cui seguirono l'Oficina de trabajo, i locali dell'ospedale (Hospital), della Direzione amministrativa e,
infine, il grande edificio dell'Hotel de Inmigrantes vero e proprio.
A differenza di altre mete di destinazione, in Argentina, l'emigrante veniva sottoposto ai controlli burocratici e
sanitari direttamente a bordo del piroscafo appena giunto dall'Europa. Infatti, subito dopo l'attracco al molo
dell'imbarcadero, una commissione medica visitava i passeggeri per verificare l'assenza di malattie contagiose o invalidanti,
magari contratte durante il viaggio, che potevano precludere lo sbarco e ne controllava i documenti per verificare, ad
esempio, che non vi fossero passeggeri troppo anziani a cui non era permesso sbarcare senza adeguati permessi (vedi nella
pagina Documenti).
Una volta adempiute le formalità doganali, l’emigrante poteva trovare una sistemazione temporanea (il periodo massimo, per
regolamento, era di cinque giorni, ma poteva aumentare in caso di infermità temporanea o di mancanza di occasioni lavorative)
presso l’hotel degli emigranti.
Si trattava di un’imponente edificio (lungo 100 e largo 26 metri) di quattro piani realizzato in cemento armato (tecnica
costruttiva assai moderna per l’epoca), con ampi spazi interni collegati da un grande corridoio centrale. Costruito secondo
le più moderne tendenze architettoniche del tempo, era dotato di locali ampi, luminosi e disposti secondo schemi razionali.
Il complesso era anche fornito di cucine e di refettori, di numerosi bagni, di docce e, soprattutto, di grandi camerate
(dislocate nei piani superiori) ognuna delle quali era in grado di ospitare 250 persone, per un totale di circa 4.000 persone
alloggiate contemporaneamente.
La giornata “tipo” dell’emigrante presso il centro, vedeva le donne impegnate a sbrigare lavori “domestici” (lavaggio dei
panni, cura dei bambini, ecc.) mentre gli uomini si recavano all’Oficina de trabajo per valutare adeguate offerte
lavorative.
L’Officina, infatti, era stata pensata come una struttura in grado di risolvere tutte le esigenze occupazionali dei nuovi
ospiti: qui gli emigranti potevano acquisire una adeguata formazione professionale, le indicazioni sulla reale disponibilità
di posti di lavoro e, nel momento che questo fosse disponibile, ricevevano tutte le indicazioni necessarie per raggiungere
la nuova destinazione.
A partire dal 1913 l’ufficio del lavoro vide aumentare le sue opportunità formative con la creazione di un’esposizione
destinata a mostrare le nuove macchine agricole disponibili sul mercato e a illustrare il loro funzionamento. Nello stesso
periodo fu allestito anche un ufficio di collocamento femminile che si occupò anche di organizzare corsi di economia
domestica.
L’Hotel de Inmigrantes svolse i suoi compiti fino agli anni ’50 del XX secolo. A partire dai primi anni ’70
si iniziò a discutere sulla creazione di un museo dedicato all’epopea dell’emigrazione ma fu solo dalla metà degli anni ’80
che si iniziò concretamente a studiarne la fattibilità. Nel 1990 (decreto n. 2402) il complesso fu dichiarato “Monumento
storico di interesse nazionale” e il grande edificio dell’hotel divenne la sede definitiva del “Museo, Archivo y
Biblioteca de la Inmigración”.
Bibliografia
Devoto, F., “In Argentina”, in Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina E., "Storia dell'emigrazione italiana. Arrivi", Roma 2002.
Avvertenze popolari per gli emigranti. (Leggi...)
Intervista col vicepresidente argentino Don Quirno Costa. (Leggi...)
Il certificato di immigrazione del piroscafo "Ravenna." (Leggi...)
Permesso di sbarco per un passeggero del "Ravenna"." (Leggi...)
Copyright: Terzaclasse.it 2013