Italia e Argentina
(Il Giornale d'Italia 19 gennaio 1903)
Intervista col vice-presidente della Repubblica Argentina
Il dottor Norberto Quirno Costa, vice-presidente della Repubblica Argentina è da qualche giorno a Roma, e S.M. il Re lo ha testè
ricevuto in udienza privata, decorandolo di uno dei più alti ordini cavallereschi, dopo averlo lungamente intrattenuto su
questioni vitali per il nostro paese e per la nazione argentina.
Leggittima curiosità, di italiano e di pubblicista, mi ha spinto a chiedere a S. E. Costa una intervista.
Don Quirno Costa e Re Vittorio
L'uomo con cui oggi ebbi l'onore di conversare è un amico dell'Italia e un protettore degli italiani: migliore presentazione non
potrei fare ai lettori. L'illustre argentino, che fu varie volte ministro, ed è vicepresidente della grande nazione americana dal
1898, ossia fino dall'assunzione alla presidenza del generale Roca, mi espresse anzitutto con parole traboccanti di deferente
simpatia la sua grande ammirazione per il nostro giovane Re.
- Sapete? - mi diceva il dottor Costa - Io sono un entusiasta del vostro Sovrano. La sua eloquente e colta conversazione, la sua
conoscenza perfetta di tutte le grandi questioni, la sua affabile cordialità mi hanno veramente commosso. Sua Maestà mi ha
parlato dell'Italia e dell'Argentina come di due nazioni sorelle, e io sono stato altamente onorato e lieto nel potergli
affermare che gli italiani sono i principali fattori dello sviluppo economico della Repubblica Argentina. Re Vittorio Emanuele,
rallegrandosi di questa mia sincera dichiarazione, ebbe occasione di esprimermi tutto il suo amore pei suoi sudditi lontani, dei
quali parlò con quella giusta e sicura veduta che, unita alla sua forte e larga preparazione, lo rende uno dei più saggi e geniali
capi di Stato.
Il vicepresidente della Repubblica Argentina, nel parlare del Re d'Italia con tanto rispetto, mi dimostrava da quali alti alti
sentimenti la nazione americana sia veramente animata al riguardo del nostro paese.
Gli italiani in Argentina
Mi dica, Eccellenza - chiesi al mio illustre interlocutore - qual'è la situazione dei nostri emigrati in Argentina?
- Gli italiani godono nella Repubblica della più larga ospitalità, e sono effettivamente i principali fattori dello sviluppo
dell'agricoltura, dell'industria e della marineria, che sono ora in grandissimo progresso. La vostra colonia, composta di circa
900,000 individui, dei quali quasi due terzi uomini, vive confusa con gli argentini, ed anzi, nelle vene di un terzo degli altri
abitanti della estesa repubblica sacorre sangue italiano, ereditato da almeno uno dei genitori, poichè molti degli italiani
emigrati si ammogliano con donne argentine. Così, se in parte i figli perdono la nazionalità paterna, vanno però ad aumentare
il numero degli abitanti che non sono più italiani, ma non sono nemmeno argentini propriamente detti.
Si vanno dunque formando
continuamente nuove famiglie italiane che vivono in contatto con i nazionali, e alimentano così un grande commercio reciproco
fortificando le relazioni e i comuni interessi dei due paesi.
Gli italiani hanno una grande influenza in tutto l'andamento politico, economico e sociale dell'Argentina: quantunque gli
stranieri non naturalizzati non abbiano diritto a voto politico - pur avendo completi diritti amministrativi - tuttavia, gli
italiani esercitano sulla cosa pubblica una vera influenza. Gli è che la vostra colonia fraternizza completamente con gli
argentini - ciò che non può dirsi degli altri emigrati; e poi, gli italiani, naturalizzati o no, occupano in grandissimo numero
e con onore i pubblici impieghi, mentre le più alte classi argentine ricambiano della più schietta simpatia l'elemento italiano.
Comprenderete agevolmente che, data questa situazione di cose, le relazioni fra italiani e argentini sono strettissime, tanto
più ora che l'emigrazione italiana è in gran parte florida, essendosi conquistata col lavoro e con la sobrietà di costumi una
relativa agiatezza.
L'emigrazione italiana deve aumentare
- L'emigrazione italiana - domandai - tende adunque a crescere?
- Senza dubbio. La vostra emigrazione nell'ultimo ventennio ha subito degli alti e bassi: a poco a poco, dopo le guerre civili
del 1874-80 l'emigrazione italiana era andata crescendo, al risvegliarsi della attività argentina negli anni 1882-84, finchè nel
1885 con l'espansione economica e finanziaria della repubblica giunse ad una cifra enorme, e tale si mantenne fino al 1889. Fu
allora che la Repubblica attraversò quel memorando periodo di febbre di prosperità che diede luogo alla terribile crisi economica
del 1890-92.
L'emigrazione italiana seguì fedelmente gli alti e bassi della prosperità dell'Argentina, e fu ridotta considerevolmente nel
triste periodo della crisi; ma quando nel 1893-96 fu ripresa la ricostruzione agraria ed economica del paese, allora la vostra
colonia riconquistò il primato. Negli ultimi anni l'invasione delle cavallette e con i relativi considerevoli danni
all'agricoltura, e poi i timori di guerra col Cile, diminuirono notevolmente l'affluenza degli italiani, ma ora che l'Argentina
trova nella tranquillità interna ed esterna il pieno sviluppo delle sue forze, le braccia dei vostri connazionali saranno le
benedette se verranno a fecondare il nostro suolo.
L'agricoltura è il benessere dell'Argentina
Don Quirno Costa facendomi questa rapida, concisa esposizione delle vicende del suo paese alle quali furono sempre strettamente
e fraternamente collegate le vicende della colonia italiana, mi fece gli elogi dei nostri lavoratori, nei quali l'amore per la
madre patria non si disgiunge da un solidale attaccamento per il paese che li ospita. Chiesi al mio interlocutore quali siano i
fattori di rinascimento economico dell'Argentina ed egli così il suo dire facendomi un breve quadro dell'incremento agricolo, il
quale è la vera base del crescente benessere dell'Argentina:
I raccolti quest'anno sono oramai assicurati e sono maggiori di quelli dell'anno precedente: questo si deve in gran parte agli
italiani. Ma una delle principali risorse è l'allevamento del bestiame. L'Argentina esporta in Europa centomila tonnellate
all'anno di carni preparate in più fabbriche “frigorifiche” per un valore di due milioni di pesos (oro). Esporta anche ogni
anno seicentomila capi di bestiame vivo, fra ovini e bovini, mentre la macellazione per uso interno è rappresentata da circa
tre milioni di ovini e centocinquantamila bovini. La più grande parte della carne esportata sbocca sui mercati d'Inghilterra
e di Francia, e speciali piroscafi “frigorifici” trasportano le carni già mattate. Sono specialmente italiani i coloni che
coltivano le sterminate campagne di un paese esteso circa 3 milioni di chilometri quadrati, e sono anche italiani in buona
parte gli allevatori di bestiame il quale raggiunge la cifra di cento milioni di capi per gli ovini e venticinque milioni pei
bovini. In questo momento poi, comincia a svilupparsi il commercio di esportazione dei formaggi e del burro: nel primo semestre
del 1892 l'Argentina ha esportato 2 milioni e 200 mila chilogrammi di burro e si calcola che in tutto il 1902 si siano raggiunti
i cinque milioni di chilogrammi; anche il commercio di esportazione dei formaggi è in enorme incremento.
Da queste poche cifre potete comprendere che un così ricco ed esteso territorio il quale per la sua mise en valeur dispone di
un “Rio” quasi interamente navigabile, di 20 mila chilometri di ferrovia, di una numerosa rete telegrafica che la congiunge
col mondo intero non può non avere un grande avvenire economico: è perciò che io prevedo che una emigrazione laboriosa e
sobria come l'italiana troverà ancora per molto tempo nell'agricoltura della Repubblica un impiego rimuneratore.
Tranquillità all'interno e all'esterno
Per lo sviluppo economico dell'Argentina è immensamente vantaggiosa – continuò don Quirno Costa – l'attuale situazione interna
ed estera del paese. Il governo del generale Roca è forte e gode all'interno di un grande prestigio: nessuno pensa più a fare
la rivoluzione e le popolazioni delle varie provincie sono in perfetta laboriosa tranquillità.
Risolute tutte le questioni coi vicini, evitata la guerra col Cile – che avrebbe provocato una conflagrazione di tutta l'America
del Sud – l'Argentina assapora il dolce frutto della pace.
Per accordo amichevole intervenuto tra il governo argentino e quello cileno – dopo che l'Inghilterra pronunciò il lodo arbitrale
per la questione dei confini – i due paesi procedono ora al disarmo o meglio alla riduzione dell'esercito e dell'armata. Nei
momenti più febbrili della lotta diplomatica tra Cile e Argentina, che pareva dovesse degenerare in guerra, le due repubbliche
avevano messo in armi circa seicentomila uomini, ed avevano chiamato sotto le bandiere ventimila marinai: ora tutti questi
effettivi vengono ridotti considerevolmente, e i due paesi tornano al loro assetto di pace.
L'Argentina esce da questa veglia
d'armi ingrandita agli occhi delle sue popolazioni, mentre ha avuto occasione di apprezzare specialmente la preparazione della
sua marina, alla quale appartengono equipaggi e navi italiane. Il Garibaldi, il General Belgrano, il San Martin, il Pueyrredon,
incrociatori costruiti in Italia, nei giorni febbrili dell'attesa sono parsi i migliori bastimenti della squadra argentina:
posso assicurarvelo!
Il lodo arbitrale – domandai – ha soddisfatto i legittimi desideri dell'Argentina? - Il lodo dell'Inghilterra – rispose
fermamente Don Quirno Costa – ha posto fine alla spinosa quistione delle frontiere, con soddisfazione di tutt'e due i paesi.
Io meglio d'altri posso affermarvelo, in quanto feci parte come perito della Commissione delimitazione dei confini.
Radiotelegrafia tra Argentina e Italia
Il nostro colloquio si avviava alla fine. Tuttavia, il vice-presidente della Repubblica Argentina volle dirmi ancora qualche
cosa relativamente agli italiani. E mi ricordò che il ministro dell'istruzione, Fernandez, per ordine del Presidente della
Repubblica, presentò al Parlamento un progetto di legge per l'istituzione dell'insegnamento obbligatorio della lingua italiana
in tutte le scuole governative dell'Argentina. Ora questa legge fa parte della legislazione argentina, e resta come documento
della fratellanza tra le due nazioni.
Il mio illustre interlocutore aggiunse:
Oltre che un atto di buona politica, la promulgazione della legge per l'insegnamento dell'italiano è un atto di doverosa
riconoscenza del governo argentino verso i sudditi italiani, che tanta parte della loro vita spesero pel benessere
dell'Argentina. E questa non si arresterà sulla via dell'entente sempre più cordiale tra i due paesi, e sarà ben lieta di
coadiuvare l'Italia in tutte quelle iniziative che possano giovare agli italiani emigrati. Un fatto consolante è questo: che
con novecentomila vostri connazionali in Argentina, non un reclamo perviene al nostro governo da parte del governo italiano o
dei suoi rappresentanti. Ed un grande avvenimento è prossimo, che rinsalderà ancor più i vincoli tra i due popoli: per desiderio
di Sua Maestà il Re d'Italia e del Presidente generale Roca, quanto prima verranno stabilite dirette comunicazioni
radiotelegrafiche fra l'Italia e l'Argentina: così il genio di un italiano, Guglielmo Marconi, avrà reso meno grave a tanti
figli d'Italia la lontananza dalla loro patria!
Vittorio Vettori
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