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Didascalie

In alto: foto del primo ministro Agostino Depretis
In basso: immagine dell'imperatore d'Etiopia, Giovanni

Note

1 – Nella tornata elettorale del 1876 fu eletto il primo deputato socialista. Si trattava del romagnolo Andrea Costa.

2 – Altro punto di riferimento estero fu rappresentato dall’Inghilterra anche se il suo coinvolgimento nelle vicende italiana fu più defilato ma non meno incisivo.

3- Il Regno d’Italia aveva stretto rapporti commerciali formali con Tunisi e nel paese nord africano risiedevano decine di migliaia di emigrati italiani provenienti soprattutto dalla Sicilia e dalla Calabria.

4 – L’Italia chiese espressamente che il patto difensivo non fosse rivolto anche contro l’Inghilterra.

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L'Italia liberale

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La stagione del Trasformismo

L'esperienza politica della Sinistra

Agli inizi degli anni ’80 l’esperienza riformatrice della Sinistra era sulla via del tramonto. Il culmine fu raggiunto con la riforma della legge elettorale del 1882 che rappresentò, per la classe politica liberale tutta, una sorta di presa di coscienza. Molti suoi esponenti si resero conto, infatti, che la stagione politica caratterizzata dalla guida di elites aristocratiche ed industriali che aveva guidato fino a quel momento il paese con politiche liberali e paternalistiche stava volgendo al termine. L’allargamento del suffragio, anche se limitato quasi solo alla piccola e media borghesia urbana, stava portando alla ribalta altri protagonisti politici (1). Agostino Depretis A questa consapevolezza si aggiunse, ben presto, anche il timore di dover, a breve, affrontare un settore della società fino ad allora poco considerato: la classe operaia e il proletariato agrario iniziarono proprio in quegli anni a prendere coscienza della propria forza dando vita alle prime, seppur rudimentali, forme di rappresentanza e di associazionismo organizzate.

Agostino Depretis, da politico lucido e navigato quale era, rispose alle “novità” e alle evidenti difficoltà in cui versava la Sinistra in preda a conflitti interni e a personalismi, allargando la base politica dei suoi governi attraverso il coinvolgimento di limitati (e disponibili all’incontro) settori della Destra liberale. Secondo il pensiero del navigato politico gli schieramenti tradizionali, Destra e Sinistra, avrebbero dovuto rinunciare alla loro natura per trasformarsi e confluire in un soggetto politico inedito, moderato e di centro, che consentisse la continuità di governo (e la sua sopravvivenza al potere) e, allo stesso tempo emarginare le “Estreme” di entrambe gli schieramenti.

Lo Scacco di Tunisi

In politica estera gli anni ’80 furono sinonimo di scelte contrastate e sofferte. Per l’Italia di Vittorio Emanuele II, prima, e di Umberto I, in seguito, la Francia era sempre stata il riferimento politico e culturale (2). Queste certezze vennero meno nel 1881 a causa di una mossa di Parigi che spiazzò la diplomazia italiana e il governo di Roma.
Con il Trattato del Bardo (12 maggio 1881) la Francia si assicurò il controllo della Tunisia attraverso l’imposizione di un protettorato che, di fatto, affidava ogni potere militare, politico e civile del paese nelle mani del Residente Generale di Francia a Tunisi.
La Tunisia era nelle mire anche del Regno d’Italia che lo considerava quasi un prolungamento della Sicilia (3) e la mossa di Parigi creò un forte risentimento che, per poco, non si trasformò in un vero e proprio conflitto. Messa Giovanni imperatore d'Etiopia sotto scacco nel Mediterraneo, Roma rivolse altrove le proprie attenzioni in politica estera. Le conseguenze immediate videro l’Italia trovare nuovi partner militari, da qui la firma del patto difensivo della Triplice Alleanza, sottoscritto a Vienna il 20 maggio 1882 con la Germania e l’Austria-Ungheria, e destinato ad essere rinnovato più volte fino alla deflagrazione del primo conflitto mondiale.

L’accordo prevedeva che in caso di aggressione militare di uno stato membro gli altri sarebbero accorsi in sua difesa. Il tutto, chiaramente, in veste antifrancese (4).
In campo coloniare, la rinuncia della Tunisia costrinse il governo di Roma a trovare altre soluzioni che potessero rialzare il prestigio nazionale. La soluzione più ovvia (e semplice) fu trovata nel mar Rosso. Da anni la società di navigazione Rubattino di Genova aveva acquisito il possesso di uno scalo commerciale nella baia di Assab dove i suoi vapori potevano fare scalo per rifornimento, lungo la rotta per l’estremo oriente. Lo Stato italiano acquistò il possedimento di Assab e il suo territorio dalla società di navigazione il 10 marzo del 1882 e vi piantò la bandiera italiana. Nel 1885, i bersaglieri del colonnello Tencredi Saletta sbarcarono anche nel porto di Massaua con il tacito e interessato consenso degli inglesi. Il Regno d’Italia aveva il suo primo “possedimento d’oltremare”.

Bibliografia

Cammarano F., “Storia dell’Italia liberale”, Editori Laterza, Roma-Bari 2011.

Del Boca A., “Gli italiani in Africa orientale”, vol. I, Mondadori, Milano 1992.

Duggan, C., “La forza del destino. Storia dell’Italia dal 1796 ad oggi”, Editori Laterza, Roma-Bari 2007.

Mack Smith D., “Storia d’Italia dal 1861 al 1997”, Editori Laterza, Roma-Bari 2010.

Sabatucci G., Vidotto V., “Il mondo contemporaneo dal 1848 ad oggi”, Editori Laterza, Roma-Bari 2005.

Per approfondire

Logo documenti Il contratto di acquisto della baia di Assab. (Consulta...)

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