Il governo della Sinistra
La data del 25 marzo 1876 segnò una svolta importante nella storia politica dell’Italia liberale. Quel giorno Agostino
Depretis, il maggiore esponente della sinistra parlamentare, insediò il primo governo del blocco progressista.
La compagine governativa era formata da uomini della sinistra tranne i pochi ministri espressi dal Sovrano, tra i
quali spiccavano Giuseppe Zanardelli al ministero de Lavori pubblici, Giovanni Nicotera agli Interni, Michele Coppino
all’Istruzione e l’ingegnere navale Benedetto Brin alla Marina. Depretis tenne per se il ministero delle Finanze.
Espressione del variegato mondo della sinistra liberale e delle nuove istanze presenti nella società italiana,
il ministero Depretis rappresentava la piccola e media borghesia artigiana e industriale che incominciava ad esigere
una certa visibilità politica richiesta a gran voce anche dalla componente meridionale fino ad allora rimasta, in gran
parte, emarginata (se non proprio del tutto esclusa) dalle leve del potere a causa della scelta di campo della Destra
settentrionalista.
Il programma di governo
Il nuovo governo si propose di avviare un programma di riforme che aveva come punti qualificanti la necessità di
estendere il suffragio elettorale ritenuto, oramai, da molti, un passo fondamentale per garantire al paese una
crescita politica e civile. Nel programma rientrava anche la riforma dell’istruzione elementare, che doveva essere
pubblica, gratuita e obbligatoria.
La riforma della scuola era ritenuta urgente e necessaria in quanto passo obbligato
per diminuire la soglia di analfabetismo allora assai diffuso tra i sudditi del Regno (1) oltre ad essere ritenuta
propedeutica all’auspicato allargamento del suffragio elettorale. L’introduzione di sgravi fiscali, con particolare
riguardo alla tassa sul macinato che opprimeva le classi popolari, e un moderato decentramento amministrativo da
attuare sulla falsariga di quello proposto da Marco Minghetti nel 1861, completavano il programma della sinistra
di governo.
Nel 1877 venne approvata la tanto auspicata legge di riforma della scuola elementare (Legge n. 3961 del 15 luglio 1877).
Il testo demandava ai comuni la gestione delle scuole elementari e stabiliva che l’istruzione fosse obbligatoria per
i primi tre anni (la legge prevedeva sanzioni per i genitori che non mandavano i figli a scuola), gratuita e laica.
Seguì, ma solo nel 1882 con il quarto governo Depretis, l’emanazione della nuova legge elettorale. La norma estendeva
il diritto di voto agli uomini, di almeno 21 anni, che sapessero leggere e scrivere o, in alternativa, che avessero
versato almeno 20 lire di imposte annue. Rimasero sulla carta (ancora una volta) il decentramento amministrativo e
i tanto attesi sgravi fiscali anche se, in verità va detto, che la “tassa sul macinato” venne ridotta nel 1882 e
totalmente abolita nel 1884.
L'economia del Paese
Nella seconda metà degli anni ’70 e agli inizi del decennio successivo l’economia italiana beneficiò di un certo
grado di sviluppo che, tuttavia, non interessò tutti i settori. In agricoltura si assistette ad un sostanziale
miglioramento delle tecniche colturali dovuto alla meccanizzazione delle campagne, avvenuto quasi esclusivamente
nelle campagne settentrionali, mentre a sud si andò via via acuendo quella crisi strutturale ampiamente registrata
dall’inchiesta sull’Agricoltura che giunse a conclusione nel 1884.
Nelle campagne meridionali, si poteva leggere nei resonti parlamentari, i produttori faticavano a tenere il passo con
la concorrenza dettata dalle leggi di mercato a causa di pratiche antiquate (colture estensive o non pregiate,
latifondo), mancanza di investimenti, scarsa industrializzazione. A peggiorare la situazione contribuì, fin
dall’inizio degli anni ’80, la sempre crescente diffusione, sui mercati europei, delle derrate alimentari e delle
merci provenienti da oltre oceano, favorita dallo sviluppo della navigazione a vapore che velocizzò le rotte e
ridusse notevolmente i costi di trasporto (2).
Nel comparto industriale, infine, vi furono alcuni settori, quali la siderurgia e il manufatturiero tessile che videro
un certo sviluppo economico. Sviluppo favorito anche dall’imposizione dei primi dazi doganali da parte dell’ultimo
governo Depretis nel 1887 che, di contro, non avvantaggiarono l’industria meccanica e che, anzi, in seguito,
contribuirono ad accrescere le difficoltà del comparto agricolo (3).
Bibliografia
Cammarano F., “Storia dell’Italia liberale”, Editori Laterza, Roma-Bari 2011.
Duggan, C., “La forza del destino. Storia dell’Italia dal 1796 ad oggi”, Editori Laterza, Roma-Bari 2007.
Mack Smith D., “Storia d’Italia dal 1861 al 1997”, Editori Laterza, Roma-Bari 2010.
Sabatucci G., Vidotto V., “Il mondo contemporaneo dal 1848 ad oggi”, Editori Laterza, Roma-Bari 2005.
Legge "Coppino" sull'istruzione obbligatoria. (Consulta...)
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