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Didascalie

In alto: foto del ministro dei Lavori pubblici Giuseppe Zanardelli
In basso: immagine di una scuola elementare.

Note

1 – I dati statistici disponibili per il 1871 indicano un tasso di analfabestismo del 70% sceso al 63% agli inizi degli anni ’80 anche grazie all’azione della” legge Coppino” sull’istruzione obbligatoria).

2 – Non fu un caso che proprio in concomitanza di questo sviluppo si assistette al nascere, e al successivo sviluppo, dell’emigrazione di massa che verso la fine del secolo coinvolse centinaia di migliaia di emigranti all’anno.

3 – I dazi colpirono soprattutto le importazioni di prodotti industriali francesi ed inglesi che, a loro volta, crearono difficoltà alle esportazioni di derrate alimentari italiane di cui erano i principali importatori europei.

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L'Italia liberale

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La Sinistra di Depretis

Il governo della Sinistra

La data del 25 marzo 1876 segnò una svolta importante nella storia politica dell’Italia liberale. Quel giorno Agostino Depretis, il maggiore esponente della sinistra parlamentare, insediò il primo governo del blocco progressista. Giuseppe Zanardelli La compagine governativa era formata da uomini della sinistra tranne i pochi ministri espressi dal Sovrano, tra i quali spiccavano Giuseppe Zanardelli al ministero de Lavori pubblici, Giovanni Nicotera agli Interni, Michele Coppino all’Istruzione e l’ingegnere navale Benedetto Brin alla Marina. Depretis tenne per se il ministero delle Finanze. Espressione del variegato mondo della sinistra liberale e delle nuove istanze presenti nella società italiana, il ministero Depretis rappresentava la piccola e media borghesia artigiana e industriale che incominciava ad esigere una certa visibilità politica richiesta a gran voce anche dalla componente meridionale fino ad allora rimasta, in gran parte, emarginata (se non proprio del tutto esclusa) dalle leve del potere a causa della scelta di campo della Destra settentrionalista.

Il programma di governo

Il nuovo governo si propose di avviare un programma di riforme che aveva come punti qualificanti la necessità di estendere il suffragio elettorale ritenuto, oramai, da molti, un passo fondamentale per garantire al paese una crescita politica e civile. Nel programma rientrava anche la riforma dell’istruzione elementare, che doveva essere pubblica, gratuita e obbligatoria. Una scuola elementare rurale di inizi Novecento. La riforma della scuola era ritenuta urgente e necessaria in quanto passo obbligato per diminuire la soglia di analfabetismo allora assai diffuso tra i sudditi del Regno (1) oltre ad essere ritenuta propedeutica all’auspicato allargamento del suffragio elettorale. L’introduzione di sgravi fiscali, con particolare riguardo alla tassa sul macinato che opprimeva le classi popolari, e un moderato decentramento amministrativo da attuare sulla falsariga di quello proposto da Marco Minghetti nel 1861, completavano il programma della sinistra di governo.

Nel 1877 venne approvata la tanto auspicata legge di riforma della scuola elementare (Legge n. 3961 del 15 luglio 1877). Il testo demandava ai comuni la gestione delle scuole elementari e stabiliva che l’istruzione fosse obbligatoria per i primi tre anni (la legge prevedeva sanzioni per i genitori che non mandavano i figli a scuola), gratuita e laica. Seguì, ma solo nel 1882 con il quarto governo Depretis, l’emanazione della nuova legge elettorale. La norma estendeva il diritto di voto agli uomini, di almeno 21 anni, che sapessero leggere e scrivere o, in alternativa, che avessero versato almeno 20 lire di imposte annue. Rimasero sulla carta (ancora una volta) il decentramento amministrativo e i tanto attesi sgravi fiscali anche se, in verità va detto, che la “tassa sul macinato” venne ridotta nel 1882 e totalmente abolita nel 1884.

L'economia del Paese

Nella seconda metà degli anni ’70 e agli inizi del decennio successivo l’economia italiana beneficiò di un certo grado di sviluppo che, tuttavia, non interessò tutti i settori. In agricoltura si assistette ad un sostanziale miglioramento delle tecniche colturali dovuto alla meccanizzazione delle campagne, avvenuto quasi esclusivamente nelle campagne settentrionali, mentre a sud si andò via via acuendo quella crisi strutturale ampiamente registrata dall’inchiesta sull’Agricoltura che giunse a conclusione nel 1884.

Nelle campagne meridionali, si poteva leggere nei resonti parlamentari, i produttori faticavano a tenere il passo con la concorrenza dettata dalle leggi di mercato a causa di pratiche antiquate (colture estensive o non pregiate, latifondo), mancanza di investimenti, scarsa industrializzazione. A peggiorare la situazione contribuì, fin dall’inizio degli anni ’80, la sempre crescente diffusione, sui mercati europei, delle derrate alimentari e delle merci provenienti da oltre oceano, favorita dallo sviluppo della navigazione a vapore che velocizzò le rotte e ridusse notevolmente i costi di trasporto (2).

Nel comparto industriale, infine, vi furono alcuni settori, quali la siderurgia e il manufatturiero tessile che videro un certo sviluppo economico. Sviluppo favorito anche dall’imposizione dei primi dazi doganali da parte dell’ultimo governo Depretis nel 1887 che, di contro, non avvantaggiarono l’industria meccanica e che, anzi, in seguito, contribuirono ad accrescere le difficoltà del comparto agricolo (3).

Bibliografia

Cammarano F., “Storia dell’Italia liberale”, Editori Laterza, Roma-Bari 2011.

Duggan, C., “La forza del destino. Storia dell’Italia dal 1796 ad oggi”, Editori Laterza, Roma-Bari 2007.

Mack Smith D., “Storia d’Italia dal 1861 al 1997”, Editori Laterza, Roma-Bari 2010.

Sabatucci G., Vidotto V., “Il mondo contemporaneo dal 1848 ad oggi”, Editori Laterza, Roma-Bari 2005.

Per approfondire

Legge "Coppino" sull'istruzione obbligatoria. (Consulta...)

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