I risvolti economici dell'emigrazione di massa
Tra il 1876 e il 1980 sono partiti dall'Italia per motivi economici più di 27 milioni di persone. Anche se
una buona percentuale di esse sono in seguito rimpatriate, il dato lascia immaginare quali implicazioni
economiche e sociali abbia avuto il "fenomeno dell'emigrazione" sul nostro Paese.
Quasi tutti coloro che sono espatriati lo hanno fatto per assicurare a se stessi e alla propria famiglia un
futuro più dignitoso è una considerazione maggiore nella scala sociale.
Se si osserva, invece, l'emigrazione non con gli occhi del singolo emigrante, ma con quelli generali le cose
diventano subito più complesse. L'Italia di fine '800 era un Paese gravato da un'economia pre-industriale
colpita, oltretutto, dalla crisi economica degli anni '90 che mise a dura prova il settore agricolo che
rappresentava, all'epoca, la principale risorsa economica della grande maggioranza della popolazione.
Il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli e la forte fiscalità imposta dallo Stato ridussero sul lastrico
decine di migliaia di piccoli produttori agricoli e, di conseguenza, fatto aumentare la conflittualità sociale.
In questo contesto, l'emigrazione fu vista, da molti esponenti della classe politica e da quella economica,
come una possibile "valvola di sfogo" in grado di calmierare la pressione esercitata dai ceti popolari e
assicurato al paese un sicuro beneficio economico grazie alle prevedibili rimesse in denaro spedite in patria
dagli emigrati (1).
L'idea della "valvola di sfogo" ebbe i suoi effetti previsti: tra la fine del XIX secolo e i primi anni del '900
partirono dal Paese circa 8 milioni di persone dirette, soprattutto, verso le mete transoceaniche.
Questa massa di persone una volta giunta nei luoghi di accoglienza iniziò a riversare sulla madre patria una
vera e propria pioggia di denaro guadagnato grazie al duro lavoro dell'emigrante.
Le rimesse in denaro
Tra il 1902 e il 1905 l'ammontare delle rimesse "ufficiali" raggiunse l'equivalente di oltre 161 milioni di
lire mentre nel quadriennio successivo fu di 304 milioni per raggiungere, nel solo anno 1913, la cifra di ben
716 milioni di lire (2). Nel corso della Prima Guerra Mondiale il flusso di denaro ebbe una flessione sostanziale
ma, subito dopo il conflitto, le rimesse ripresero a crescere tanto che, grazie anche alla svalutazione
postbellica, il denaro inviato in Italia dall'estero raggiunse, nel 1919, l'incredibile cifra di 3 miliardi
di lire e di 5 miliardi nell'anno successivo.
Come era stato previsto, questa valanga di denaro ebbe effetti positivi sull'economia italiana.
In primo luogo, i benefici si riversarono sulle famiglie degli emigranti che poterono saldare i debiti contratti
al momento della partenza del congiunto (costo del biglietto e prime necessità in terra straniera) per, subito
dopo, aumentare il proprio tenore di vita potendo acquistare beni di prima necessità (3). tuttavia, raramente il
denaro risparmiato fu investito per la creazione di nuove attività produttive o per assicurare al nucleo
familiare i mezzi di sostentamento futuri.
In questo campo l’emigrante ha dovuto scontare la mancanza culturale
di strategie imprenditoriali che gli avrebbero consentito di investire in modo proficuo il denaro guadagnato
con anni di duro lavoro.
La nuova disponibilità economica delle classi popolari ebbe notevoli ricadute anche per le casse dello stato e
per l'economia italiana.
Grazie al denaro delle rimesse il Regno d'Italia fu in grado di riequilibrare la bilancia
dei pagamenti con l'estero e beneficiò del rafforzamento, sui mercati dei cambi, del valore della lira. Grazie
alla fiscalità e alla gestione dei depositi di risparmio lo stato riuscì anche a finanziare lo sviluppo
industriale del paese che ebbe un ruolo fondamentale nel sostenere la crescita economica dell'"Italia
Giolittiana”.
Bibliografia
Commissariato Generale dell'Emigrazione, “Annuario statistico della emigrazione italiana dal 1876 al 1925”,
Roma 1926.
Masullo G., “Economia delle rimesse”,
in: Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina A. (a cura di), “Storia dell’emigrazione italiana. Partenze”,
Donzelli Editore, Roma 2001.
Stella G. A., “Odissee. Italiani sulle rotte del sogno e del dolore”, Rizzoli editore, Milano 2004.
Legge 1° febbraio 1901 n. 24 sui risparmi degli emigrati. (Leggi...)
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