Relazione del senatore Bodio sui servizi della emigrazione
(Il Giornale d'Italia 8 giugno 1904)
Il senatore Bodio, commissario generale per l'emigrazione, ha presentato al ministro degli affari esteri la
terza relazione intorno al servizio al quale è preposto. E' un documento notevolissimo che illustra in maniera lucidissima e
sotto ogni suo aspetto il fenomeno dell'emigrazione che ha così diretta attinenza a tutta la vita economica del paese: e crediamo
utilissimo riassumere le notizie più sostanziali.
Il movimento dell'emigrazione
Per una larga approssimazione si può dire che più di mezzo milione di italiani, ogni anno, vanno all'estero in cerca di lavoro.
La metà circa di essi si spargono nei vari Stati di Europa: sono questi, per la maggior parte, muratori, scalpellini, fornaciai,
contadini, braccianti che fanno i trasporti di terra per strade ferrate ed altre costruzioni pubbliche e private, i quali partono
all'aprirsi della primavera e ritornano quando l'autunno non permette più i lavori all'aperto. E' pure temporanea, quantunque non
sia egualmente limitata a periodi fissi, l'emigrazione di operai che trovano da occuparsi nelle officine o nelle miniere, e di
quelli che si allogano come camerieri o cuochi nelle trattorie, caffé, alberghi, ovvero si danno al piccolo commercio girovago.
Gli altri 250 mila emigranti, circa, vanno principalmente in America; ma non sono molti fra essi quelli che si stabiliscono
definitivamente al di la dell'oceano, colle loro famiglie.
Per il numero dei rimpatriati, i dati sono più scarsi, non avendosi alcun mezzo di riscontro sulle frontiere di terra.
All'ingresso si può dire che, nell'emigrazione verso gli Stati d'Europa, il numero dei ritornati in Italia nell'anno è a un
dipresso eguale a quello dei partiti; per coloro poi che ritornano dalle Americhe, si conosce soltanto il numero dei passeggieri
di terza classe sbarcati nei porti italiani. Nel 1903 sbarcarono nei nostri porti circa 80 mila passeggieri italiani di terza
classe, reduci dagli Stati Uniti; cioé circa un terzo (87 per cento) del numero di coloro che erano partiti per la stessa
destinazione (214.157) nello spazio di dodici mesi.
In complesso si può con molta approssimazione stabilire che alla fine del 1901 si trovavano all'estero circa tre milioni e mezzo
di cittadini italiani dei quali circa 654 mila erano sparsi negli Stati d'Europa; 168 mila erano in Africa (massimamente in
Tunisia, 83 mila; Algeria, 39 mila; Egitto, 38 mila); 745 mila nell'America settentrionale (di cui 729 mila negli Stati Uniti e
11 mila nel Canadà) e 1,852,000 nell'America meridionale (di cui 618 mila nell'Argentina e 1,100,000 nel Brasile).
Il trasporto degli emigranti
La relazione esamina tutte le questioni relative all'attuale ordinamento dell'industria del trasporto degli emigranti, così in
base alla legge del 1888 che a quella del 1901, per ciò che ha tratto ai vettori e allo svolgersi delle loro aziende,
particolarmente alla questione dei noli. Nel marzo del 1904 i vettori erano in numero di 18, cioé:
5 società nazionali di navigazione; delle quali una noleggia pure 2 piroscafi esteri;
7 società estere di navigazione;
1 armatore nazionale il quale noleggia pure un piroscafo nazionale;
2 noleggiatori nazionali di vapori nazionali;
3 noleggiatori nazionali di vapori esteri.
Il numero dei vapori addetti al trasporto di emigranti inscritti nelle patenti per l'anno 1904 è di 97, diviso per nazionalità
come appresso:
40 con bandiera italiana;
57 con bandiera estera, dei quali 13 con bandiera britannica; 13 con bandiera tedesca; 24 con bandiera francese; 7 con
bandiera spagnuola.
Il trasporto degli emigranti è stato fatto più dalle bandiere estere, prese nel loro insieme, che dalla bandiera nazionale.
Nel 1893 gli emigranti partiti sotto bandiera italiana furono 113,580 e quelli sotto bandiera estera 161,759. Gli emigranti
partirono in maggior numero dai porti di Napoli (181,681) Genova (62,308) e Palermo (16,516). La relazione espone altresi
chiaramente la multiforme opera di vigilanza e di tutela che il Commissariato esplica a pro degli emigranti.
L'emigrazione nelle varie regioni d'Italia
Negli anni 1901 e 1902 si ebbe a notare, specialmente in alcune parti dell'Italia meridionale, un grande accrescimento della
nostra emigrazione; l'attenzione pubblica fu richiamata sui fatti dello spopolamento di certi paesi, della scarsità della mano
d'opera per i lavori agricoli, del rialzo rapido dei salari.
In Basilicata l'emigrazione (intorno agli 8000 individui nel 1897-1899) aveva già preso a crescere nel 1900 (10,700) e nel 1901
(16,500). Dalle informazioni raccolte si poté assicurare che l'aumento straordinario avvenuto nell'emigrazione dalla Basilicata
è dovuto alla decadenza dell'agricoltura originata da molte cause: l'esaurimento della terra; i sistemi di agricoltura arretrati
e per il difetto di concimazione; il disboscamento che ha portato alterazioni nel regime dei torrenti e dei corsi d'acqua, la
cessazione dell'industria pastorizia, le malattie (specie la fillossera) che hanno colpito certi prodotti agricoli.
In Sicilia l'emigrazione è cresciuta da circa 20 mila persone nel 1897 a 54 mila nel 1902. Gli emigranti di Termini, come quelli
di Sciacca e di Cefalù, si sono avviati per la maggior parte agli Stati Uniti, da dove mandano in patria notevoli risparmi. Si
calcola che ogni mese arrivino dall'America all'ufficio postale di Termini Imerese da 80 a 100 mila lire. Anche a Sciacca si ha
un forte movimento annuo di somme spedite dagli Stati Uniti perché siano depositate presso la Cassa di risparmio. L'emigrazione
ha contribuito ad elevare i salari degli agricoltori. La mano d'opera in alcuni luoghi, come nelle campagne di Termini, comincia
ad essere scarsa, cosicché pei raccolti è mestiere far venire contadini da altre provincie.
Dalle provincie del settentrione invece, la emigrazione si volge soprattutto ai finitimi Stati europei, e non tanto vi cerca una
stabile occupazione, quanto un lavoro per qualche mese in quelle industrie in cui i nostri, per l'abilità tecnica, la perduranza
alla fatica, la parsimonia di vita, vincono facilmente la concorrenza straniera. Dal Friuli, ad esempio, sopra una popolazione di
mezzo milione di abitanti, ne parono annualmente circa 56 mila, i quali rimpatriano nell'autunno avanzato. L'emigrazione è più
intensa nei distretti montuosi, dove le risorse economiche sono scarse; meno intensa nella pianura. Come quasi tutti i nostri
emigranti temporanei, anche quelli del Friuli si impiegano per lo più in lavori di sterro, di muratura, in industrie affini.
La loro specialità è la fabbricazione dei laterizi. Le fornaci dell'Austria e della Baviera sono quasi tutte in mano di friulani.
Gli emigranti all'estero
La relazione esamina poscia le condizioni di lavoro, di salario, di permanenza in cui si trovano gli italiani emigrati in Europa,
al Brasile, al Canadà, al Messico, agli Stati Uniti, in Africa, e offre tutte materia di studio per dirigere verso l'una plaga o
l'altra le correnti della nostra emigrazione. Espone poi le varie forme con le quali il commissariato provvede alla tutela dei
connazionali in caso di controversie, di infortunii, per la garanzia dei loro risparmi e simili. A proposito del servizio dei
risparmi affidato, come è noto, al Banco di Napoli, la relazione precisa che nel 1903, tali risparmi vennero in Italia nella
somma di L. 23,576,594.33 così ripartite:Stati Uniti 18,567,363.92; Brasile 3,021,292.41; Argentina 1,986,281.60; Tunisi 1,756.70.
La relazione discute poi e commenta, le varie proposte presentate al commissariato per istituire colonie agricole all'estero, e
osserva che il momento attuale parrebe favorevole per iniziare accordi fra l'Italia e la Francia. In vista di una colonizzazione
dell'Africa mediterranea. Ora che la Francia, pel trattato recente coll'Inghilterra (8 aprile) si è assicurato il possesso
incontrastato dell'Africa romana dai confini di Tripoli al Marocco, se la Francia ha le terre e i capitali, e l'Italia può
fornire le braccia, perché non si potrebbero associare fra loro i due elementi, per popolare e far prosperare quelle regioni,
che hanno climi simili a quelli della Spagna e della Sicilia?
Conclusioni
Dopo aver riferito intorno al bilancio del Commissariato e alla sua gestione, il senatore Bodio conclude:
L'emigrazione è un fatto imponente della vita economica italiana: più di 500 mila persone che vanno all'estero in cerca di
lavoro, di cui la metà circa, in America,vogliono dire uno stato di disagio e uno squilibrio tra l'offerta di mano d'opera e
il capitale disponibile.
Questo gran fatto dell'emigrazione era, fino a qualche anno fa, abbandonato quasi al cieco istinto delle masse e alle cupidigie
degli agenti e subagenti. Il Governo e il Parlamento, compresi del dovere di interessarsi a queste grandi correnti di operai e
contadini che vanno in cerca di onesto lavoro, fecero una legge di provvidenze per le varie fasi del movimento; una legge
ispirata da buone intenzioni e che si adatta, in generale, ai fenomeni variabili dell'emigrazione, sebbene alcune disposizioni
si dimostrino caduche.
Al momento in cui entrò in vigore la nuova legge (settembre 1901) tutto era da organizzare: l'ufficio centrale, gl'ispettorati
nei porti di imbarco, i comitati nei comuni d'origine, le commissioni arbitrali nelle provincie; il servizio dei commissari
regi a bordo delle navi. Si dovevano visitare i piroscafi per accertare se rispondessero per la loro qualità di assetto alle
nuove prescrizioni; rilasciare le patenti ai vettori, stabilire le cauzioni, autorizzare le migliaia di rappresentanti di vettori
nei comuni, applicare le disposizioni sanitarie e igieniche nei porti d'imbarco ed esigerne l'osservanza. Si dovevano stabilire
i prezzi massimi dei noli: problema difficilissimo questo, trattandosi di regolare con azione di Stato i prezzi lasciati sino
allora alla libera concorrenza. Inoltre si doveva tener dietro ai procedimenti penali per contravvenzioni alla legge e far
eseguire le sentenze delle Commissioni arbitrali.
Questa parte dell'ordinamento amministrativo e giuridico dei servizi dell'emigrazione si può dire quasi compiuta. La
responsabilità dei vettori è resa più effettiva e le frodi e gli abusi commessi prima dagli agenti e subagenti di emigrazione
sono diminuiti. Alle sentenze delle Commissioni arbitrali è data esecuzione con sollecitudine; e anche l'emigrazione clandestina
è ristretta in brevi confini, in paragone di quanto si crede comunemente.
I viaggi sono meno disagiati di quanto fossero un tempo. Il servizio dei medici militari a bordo è, d'ordinario, fatto bene.
Quanto ai prezzi dei noli, per cui la legge ha voluto premunire i suoi protetti contro le possibili coalizioni e contro i rialzi
improvvisi e ingiustificati di prezzi, il Commissariato non ha mancato di far sempre, con discrezione, la parte dell'avvocato
dei poveri, di fronte ai vettori.
Certo anche in questa perte della protezione degli emigranti prima della partenza non poco rimane ancora da fare, e non tutti
gli organi istituiti dalla legge agiscono nei modi che si vorrebbe. I comitati locali, per mandamenti e per comuni, sono enti
artificiali, per la maggior parte destinati ad essere sostituiti, a poco per volta, da organismi più vitali, dovunque sorga
l'associazione spontanea. Per l'alloggio degli emigranti nei porti di imbarco in attesa della partenza, non bastano le
prescrizioni e la sorveglianza sulle locande. Né il Commissariato ha trascurato, per parte sua, le disposizioni della legge
che prevedono l'edificazione di ricoveri, nei porti che sono testa di linea del movimento transoceanico.
Frattanto fu messa in attività, in Napoli, la stufa di disinfezione dei bagagli, per evitare agli emigranti la perdita di tempo
e il disagio a cui prima dovevano sottostare per il modo con cui la disinfezione si faceva. Rispetto al trasporto marittimo, si
è avuto parimenti occasione di proporre delle modificazioni in alcuni punti della legge, per esigere, ad esempio, che i vapori
abbiano un minimum di velocità di 12 miglia all'ora, invece di 10, come ammesso al presente e che siano forniti di due eliche.
Si potranno così escludere le navi più vecchie e logore di tipo antiquato.
Riguardo alla fissazione dei noli, parve che in molti casi potesse andar contro all'interesse degli emigranti stessi; indi la
utilità di togliere questa prescrizione e tornare al diritto comune.
Nella materia, infine, dei giudizi arbitrali, il modo della composizione delle Commissioni, il procedimento da seguire e i
termini entro cui vanno presentati i ricorsi dovranno essere meglio precisati. Se è vero che l'emigrazione ha da essere libera
nella scelta dei luoghi e che le correnti che si formano naturalmente riescono le più vantaggiose, è obbligo tuttavia del nuovo
istituto del Commissariato, di rischiarare le vie più opportune da seguirsi dagli emigranti, tanto per la loro utilità personale,
quanto anche per gli interessi della patria nativa. Il Commissariato, colle pubblicazioni, ha cercato di adempiere a questo
compito. Le notizie che si ricavano dal Bollettino, costituiscono un insieme di informazioni di carattere pratico sui paesi
di immigrazione, sulle loro leggi, sulle condizioni del lavoro, quale prima non si aveva.
Inoltre ha cercato di attuare l'assistenza all'estero dei connazionali, col promuovere anche con sussidi di denaro, la
costituzione di Società di patronato, poste sotto la vigilanza dei consoli, e con missioni affidate a funzionari governativi
ed anche a persone estranee, intese a ricercare nuovi sbocchi; nessuna via dovrebbe essere trascurata, sia perché la massa dei
nostri che vanno in cerca di lavoro fuori del paese non è prossima a diminuire, sia perché alcuni Stati, oggi favorevoli, ci
potrebbero essere contesi od in parte ostruiti.
Sono sorti e furono sussidiati patronati negli Stati Uniti, nel Canadà, nel Brasile, nell'Argentina, nella Tunisia; né si è
trascurata l'emigrazione temporanea, verso gli Stati europei, coadiuvando l'opera di private associazioni (istituzione
Bonomelli e segretariati nelle provincie di Udine e di Belluno), si è cercato di incoraggiare l'organizzazioni di uffici di
collocamento, facendo capo sempre di preferenza alle Associazioni private, comunque sia cosa difficile attivare una concorrenza
efficace contro i mediatori interessati.
Frattanto è cosa urgente il provvedere ad un assetto normale del personale dell'ufficio, tanto per il presente, quanto in
previsione di un prossimo avvenire, attesa la mole crescente degli affari. Altrimenti bisogna mutare indirizzo, restituire al
Ministero dell'interno le funzioni di polizia per l'autorizzazione dei rappresentanti dei vettori e per la vigilanza su di essi
e sull'emigrazione clandestina, e similmente restituire al Ministero della marina la sorveglianza dei trasporti marittimi, per
concentrare l'opera del Commissariato sulle funzioni che sono le più adatte per esso, cioé quelle di raccogliere informazioni
intorno ai paesi di immigrazione, far agire i patronati, in Italia e fuori, studiare ed attuare le migliori forme di assistenza
e di collocamento all'estero.
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