La via di accesso per il Canada
Nel 1869 il Canada promulgò la prima legge organica in materia di immigrazione per far fronte alla crescente marea di
emigranti provenienti dal vecchio continente. In questa occasione furono istituiti anche uffici di immigrazione nelle città
di Halifax, Saint John, Montreal, Ottawa, Kingston, Toronto e Hamilton.
In breve tempo il centro di Halifax assunse una funzione preminente come punto di arrivo delle rotte transoceaniche
provenienti, soprattutto, dall'Europa settentrionale.
Prima del 1920 i piroscafi in arrivo nel porto canadese attraccavano presso il Pier 2. Il molo destinato ad accogliere
gli emigranti si trovava nella zona settentrionale della città ed era collegato con la North Street Railway Station,
con il centro di quarantena di Lawlors Island Passage e con l'ospedale Rock Head.
Nel 1917 gli impianti (soprattutto quelli in legno) della stazione di immigrazione di Pier 2 furono completamente
distrutti da una potente esplosione che interessò larga parte della zona settentrionale di Halifax.
Fino al 1924, anno in cui fu inaugurata la nuova stazione di Pier 21 (molo 21), gli immigrati, in gran parte europei in fuga
dalle conseguenze del primo conflitto mondiale, giunsero in gran numero ad Halifax dove furono accolti in strutture
provvisorie. Il nuovo complesso, noto come “Transit Shed 21”, era in realtà formato da una serie di edifici che
ospitavano tutta quella costellazione di servizi necessari all'accoglienza e al trattamento degli immigrati appena sbarcati
dai piroscafi. Oltre agli uffici della dogana e dei servizi sanitari, a Pier 21 c'erano anche una grande sala di attesa in
grado di ospitare centinaia di persone, un ristorante con una vasta sala da pranzo, gli uffici della Croce Rossa e un piccolo
ospedale attrezzato per ospitare anche pazienti con patologie contagiose. L'offerta logistica di Pier 21 era, infine,
completata da un asilo, da un centro di detenzione, da uno spaccio e da alcuni locali adibiti a dormitorio dove gli emigranti
provenienti dai paesi europei erano tenuti separati da quelli provenienti dalla Gran Bretagna.
Nei pressi di Pier 21 sorgeva la stazione ferroviaria di Southend a cui era collegata attraverso un passaggio diretto.
Appena giunti in porto gli emigranti venivano fatti sbarcare dal personale dell'ufficio immigrazione e condotti nel grande
salone di Pier 21 dove trovavano ad attenderli una grande Union Jack che rammentava ai nuovi arrivati la condizione
di ospiti in un paese straniero facente parte della corona britannica. Chi superava i controlli doganali e sanitari era
libero di proseguire per la propria destinazione. I meno fortunati, quelli che cioé non avevano soddisfatto appieno i
requisiti di ammissione, venivano sottoposti a ulteriori esami che decidevano in modo definitivo della sorte di un individuo:
in genere, dopo una notte passate nel centro di detenzione si veniva rispediti, senza tanti complimenti, da dove si era
partiti.
Nella stazione di immigrazione l'organizzazione della Croce Rossa aveva un ruolo fondamentale: i suoi volontari si occupavano,
in particolar modo, delle madri in difficoltà e dei loro bambini. A loro disposizione c'erano letti dove riposare e culle
dove far dormire i piccoli; c'erano docce e lavabi dove fare il bagno ai neonati, oltre a tutti quegli accorgimenti utili
ad alleviare le fatiche di un lungo viaggio per mare.
Nei primi anni del XX secolo giunsero ad Halifax una massa immensa di immigrati: l'anno di maggior afflusso fu il
1913 con circa 400.000 arrivi, numero che scese a 42.000 unità nel 1918 per poi risalire, e rimanere costante, subito dopo
la conclusione del primo conflitto mondiale con 123.000 sbarchi. Dopo la crisi economica del 1929, e fino al 1939, gli arrivi
non andarono mai oltre le 15.000 unità l'anno.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il complesso di Pier 21 divenne un centro nevralgico del sistema della difesa costiera
tanto che la naturale vocazione della struttura, legata all'immigrazione, passò in secondo piano. Attraverso i suoi ambienti
transitarono le truppe canadesi destinate al teatro di guerra europeo; fu luogo di accoglienza degli sfollati provenienti
dalla Gran Bretagna e punto di arrivo (e prima detenzione) dei prigionieri di guerra appartenenti alle truppe dell'Asse.
Nel 1944 il molo 21 fu parzialmente distrutto da un grave incendio. La struttura riprese, tuttavia, la sua piena funzionalità
già nel 1946 proprio in corrispondenza del nuovo, massiccio, afflusso di emigranti provenienti dall'Europa. Si distinguono in
questa fase le famose spose di guerra e i profughi provenienti dai paesi baltici in fuga dal regime sovietico. Negli anni '50
e '60 il flusso migratorio riprese a crescere fino a raggiungere il picco di 160.000 arrivi. Indimenticabili, negli annali di
Pier 21, rimasero gli emigranti italiani con i loro grandi bagagli colmi di prodotti alimentari provenienti (soprattutto)
dalle aree rurali dell'Italia centro-meridionale.
La fine degli anni '60 segnò il declino del complesso canadese: l'aereo, oramai, andava sempre più soppiantando la nave come
mezzo di trasporto degli emigranti tanto che nel marzo del 1971 il servizio di immigrazione lasciò definitivamente il
complesso portuale di Pier 21.
Bibliografia
Ramirez, B., “In Canada”, in Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina E., "Storia dell'emigrazione italiana. Arrivi", Roma 2002.
Avvertenze popolari per gli emigranti. (Leggi...)
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