1871 - Legge delle Guarentigie - Roma capitale d'Italia
Pio IX non si rassegnò alla perdita del potere temporale della Chiesa. Il Pontefice continuò a considerarsi alla stregua di un capo di stato in esilio e, in questa ottica di contrapposizione, decise di respingere le offerte di conciliazione promulgate dallo Stato italiano (legge delle "Guarentigie") e di "sconsigliare" ogni tipo di partecipazione dei cattolici alla vita politica della giovane nazione (il noto: "non expedit").
Il primo luglio Roma venne proclamata capitale d'Italia. La decisione fu presa dopo che il plebiscito popolare, tenutosi in città nell'ottobre dell'anno precedente, aveva approvato l'annessione allo Stato italiano (su 40.831 votanti i favorevoli furono 40.785 e i contrari solo 46). Al momento della proclamazione, la struttura economica e sociale della città era molto arretrata: mancava totalmente un'industria manifatturiera moderna, la finanza con i suoi centri di potere era pressoché sconosciuta, la vita culturale inesistente e, infine, La scena cittadina era dominata da poche famiglie patrizie che detenevano la gran parte del potere economico e sociale.
Non esiste (ancora) un testo specifico su questo argomento.
Testo della legge sulle "Guarentigie" papali. (Leggi...)
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