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Il generale Armando Diaz, subentrato a Luigi Cadorna al comando delle forze armate dopo la disfatta di Caporetto, riorganizzò l'esercito italiano e diede quella fiducia necessaria al Paese per continuare la guerra.

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1918 - Offensiva italiana sul Piave e vittoria finale della guerra

Il generale Armando Diaz Il trauma subito dopo la rotta di Caporetto colpì la società italiana e diede alle elites del paese una scossa salutare che permise di superare il momento critico.
Paolo Boselli lasciò l'incarico di Presidente del consiglio (30 ottobre 1917)), carica che passò a Vittorio Emanuele Orlando, e il generale Luigi Cadorna, invitato a partecipare alla conferenza interalleata di Versailles, fu sostituito, al comando supremo delle forze armate, dal generale Armando Diaz (8 novembre 1917). L'esercito riorganizzò le proprie linee difensive facendo cardine sul fiume Piave e sul massiccio del monte Grappa da dove, alla fine del 1917, il Regio esercito riuscì a neutralizzare le offensive austro-ungariche. Il 15 giugno dell'anno successivo l'esercito imperiale, forte delle nuove divisioni provenienti dal fronte orientale oramai pacificato dal disimpegno russo, sferrò quella che considerava l'offensiva finale, passata alla storia come la Battaglia del Solstizio. Anche in questa occasione i fanti e gli alpini resistettero all'urto austriaco e, subito dopo, passarono al contrattacco con un'offensiva (offensiva di Vittorio Veneto) lanciata il 23 ottobre del 1918.
Il momento fu propizio perche gli austro-ungarici avevano esaurito la spinta propulsiva riservata, tutta, per l'ultimo assalto. La grave crisi economica che aveva colpito l'impero asburgico e la volonta di alcuni popoli di liberarsi del gioco austriaco fecero il resto: nel giro di pochi giorni le forze armate collassarono e questo permise agli italiani di conquistare di slancio il Veneto, il Friuli e l'altopiano di Asiago. Il 29 ottobre l'Austria chiese l'armistizio che fu firmato, il 3 novembre del 1918, a Villa Giusti presso Padova. Per l'Italia la prima guerra mondiale era finita, ma era costata enormi sacrifici: i morti furono 650.000, i feriti più di un milione e centinaia di migliaia furono i profughi tra la popolazione civile.

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