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La repressione sanguinosa degli operai e dei minatori che manifestavano per ottenere maggiori diritti sindacali fece proclamare il primo sciopero generale in Italia. Partita da Milano, la protesta si estese, in breve, a tutto il Paese.

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Terzaclasse.it > 1897-1921 > 1904 - Proclamazione del primo sciopero generale

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1904 - Proclamazione del primo sciopero generale.

Sciopero generale a Milano Il 16 settembre iniziò il primo sciopero generale mai avvenuto in Italia. La manifestazione di protesta prese il via nella città di Milano e in poche ore si estese a gran parte delle contrade del Regno. Il malcontento popolare esplose in maniera fragorosa in occasione dell'ennesimo eccidio di proletari da parte delle forze dell'ordine o dell'esercito. Il 4 settembre quattro minatori delle miniere di Buggerru in Sardegna vennero uccisi dai soldati durante una manifestazione di protesta innescata dalla decisione dell'azienda, la società parigina ”Societé des mines de Malfidano” di diminuire di un'ora la pausa di riposo tra il turno mattutino e quello pomeridiano.
La reazione dei militari, chiamati dalla direzione della società, ebbe luogo mentre una delegazione di minatori era a colloquio con il direttore dell'impianto, l'ingegnere di origine greca Achille Georgiades. A Milano, la notizia dell'eccidio innescò diverse proteste spontanee. Durante un comizio tenuto nel cortile delle scuole comunali presso Porta Romana, prese la parola Enrico Dugoni, un farmacista socialista, che riuscì a catalizzare gli animi e dare avvio alla protesta.
Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu la notizia di un ulteriore fatto di sangue avvenuto a Castelluzzo, in Sicilia, ai danni di contadini socialisti, dove i carabinieri uccisero due persone nei locali della Lega socialista.
La Camera del Lavoro di Milano nel corso di un accesa riunione a cui parteciparono migliaia di lavoratori, decise di proclamare lo sciopero generale politico e mettere in pratica, così, le idee del teorico francese del socialismo, Georges Eugéne Sorel. In pochi giorni lo sciopero si estese a gran parte del Regno e durò per quattro giorni. Le astensioni dal lavoro riguardarono gli operai, gli artigiani, i panettieri, i gasisti e gli addetti alla pubblica illuminazione. Si fermarono i tram e i giornali.
Diminuì anche la circolazione ferroviaria nonostante il governo Giolitti avesse provato a militarizzare le ferrovie. La reazione delle classi borghesi fu furibonda tanto che chiesero allo stato di reprimere con la forza le manifestazioni. Giolitti adottò la solita politica attendista e lasciò che la forza della protesta diminuisse in modo autonomo e naturale: sapeva che la situazione era esplosiva e qualsiasi altra provocazione avrebbe potuto avere conseguenze imprevedibili e drammatiche.

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