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1870 - Breccia di Porta Pia e presa di Roma

Approfittando della rovinosa sconfitta francese nella guerra franco-prussiana avvenuta in seguito alla battaglia di Sedan del 1° settembre e della benevola non ingerenza delle principali potenze europee (Austria ed Inghilterra in primo luogo), il Governo italiano, presieduto da Giovanni Lanza, diede ordine al generale Raffaele Cadorna di organizzare un'operazione militare volta alla conquista di Roma.
Nei giorni immediatamente precedenti l'attacco, il plenipotenziario italiano, conte Gustavo Ponza di san Martino, fu inviato nella città eterna per concordare una soluzione pacifica della questione. Il conte fu ricevuto da Pio IX che rifiutò in modo categorico le proposte italiane.
All'alba del 20 settembre, dopo un intenso cannoneggiamento dell'artiglieria volto a creare un varco nelle mura cittadine (la breccia fu aperta a circa 100 metri sulla destra della michelangiolesca Porta Pia) attraverso il quale furono fatti entrare in città due battaglioni del Regio Esercito (un battaglione di bersaglieri e un battaglione di fanteria) che si scontrarono con le truppe pontificie comandate dal generale Kanzler.
Dopo un combattimento poco più che simbolico (il Pontefice aveva ordinato al generale Kanzler di opporre una blanda resistenza e di evitare inutili spargimenti di sangue tanto che, alla fine delle ostilità, si contarono 41 vittime tra gli italiani e 19 morti tra i difensori) i militari italiani presero possesso della città accolti da una popolazione festante. Pio IX condannò con fermezza quella che considerava una vera e propria aggressione e si ritirò in Vaticano autoproclamandosi "prigioniero politico".

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