1878 - Fallito attentato ad Umberto I in visita a Napoli.
Il 17 novembre Giovanni Passanante (Salvia di Lucania, 19 febbraio 1849, Montelupo Fiorentino 14 febbraio 1910) attentò alla vita del re Umberto I di Savoia mentre questi era in visita nella città partenopea insieme alla regina Margherita.
Il giovane anarchico lucano, fervente seguace delle idee repubblicane e di Felice Orsini (l'ideatore dell'attentato a Napoleone III), si avvicinò alla carrozza reale con l'intenzione di uccidere il sovrano. Era armato solo di un piccolo coltello (le cronache narrano che la lama era lunga solo 8 cm) che si era procurato scambiandolo con la propria giacca, unico oggetto di valore che possedeva. Giunto al cospetto di Umberto I l'anarchico cercò di colpire il re ma questi riuscì a scansare il colpo. Il primo ministro Benedetto Cairoli, benché ferito ad una gamba nell'azione, riuscì ad immobilizzare l'attentatore consegnandolo ai Reali Carabinieri.
Mentre veniva arrestato Giovanni Passanante gridò Morte al Re, viva la Repubblica Universale, viva Felice Orsini. Le conseguenze dell'attentato furono terribili: Tutta la famiglia dell'anarchico lucano fu arrestata e rinchiusa in un manicomio criminale. Lo stesso Passanante dovette subire un processo nel quale fu condannato a morte, mentre il sindaco di Salvia di Lucania dovette implorare la clemenza reale ottenendo di cambiare il nome della piccola cittadina in Savoia di Lucania, in onore del sovrano.
In seguito, la condanna alla pena capitale fu tramutata in ergastolo. Ma questo non fu un gesto di clemenza. L'anarchico fu rinchiuso in una cella alta solo un metro e quaranta centimetri dove passò diversi anni incatenato, al buio e impossibilitato a muoversi. La dura prigionia fece impazzire il Passanante che a causa di ciò fu, in seguito, trasferito presso manicomio criminale di Montelupo Fiorentino dove rimase recluso fino alla morte.
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