1898 - Moti popolari a Milano - Reazione governativa con Bava Beccaris.
Sul finire del secolo l'Italia attraversò una fase di recessione economica che mise in grave difficoltà le classi popolari. Nel corso della primavera del 1898, il malcontento divenne incontenibile e si manifestò con manifestazioni spontanee in varie parti del paese.
A Milano, in una città già avviata sulla strada della piena industrializzazione, furono gli operai e gli artigiani le persone più colpite dalla crisi economica. Licenziamenti, riduzione dei salari e aumenti dei generi di prima necessità, soprattutto del pane che in breve tempo passò dai 30 ai 50-60 centesimi, crearono un vasto risentimento nei confronti del governo sabaudo che, allarmato dalla prospettiva di possibili disordini, aveva allertato gli organi di polizia e l'esercito.
Venerdì 6 maggio si ebbero i primi temuti scontri: Dopo alcuni arresti avvenuti la mattina davanti alla fabbrica della Pirelli, alcune centinaia di operai diedero l'assalto alla caserma della questura reclamando la liberazione dei compagni detenuti. Nei tumulti che seguirono morirono due manifestanti e un funzionario delle forze dell'ordine. Il giorno seguente, sabato 7 maggio, venne proclamato uno sciopero generale a cui aderirono migliaia di cittadini che eressero barricate e formarono cortei, più o meno spontanei, con i quali cercarono di raggiungere il centro della città.
Nel pomeriggio fu proclamato lo stato di assedio e il generale Fiorenzo Bava Beccaris divenne il commissario straordinario incaricato dal Governo per riportare la calma. Domenica 8 maggio, visto il persistere dello stato di agitazione popolare e l'impossibilità da parte dell'esercito di venire a capo della situazione, il generale ordinò di usare l'artiglieria contro le barricate e disperdere i dimostranti. I cannoni di Bava Beccaris tuonarono anche il giorno seguente per aprire un varco nel muro di cinta del convento dei cappuccini di via Monforte, nella convinzione che vi fossero asserragliati decine di rivoltosi.
Vi furono varie vittime ma di rivoltosi neanche l'ombra: nel convento c'erano solo poveri che attendevano una razione di cibo. Non si è mai saputo il numero reale delle vittime dei moti di Milano. Le fonti ufficiali parlano di un centinaio di morti e quattrocento feriti ma altre stime fornicono numeri diversi: i morti furono almeno trecento e mille i feriti.
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