1907 - Disastro minerario di Monongah.
Il giorno 6 dicembre del 1907 alle ore 10,20 del mattino avvenne una violenta esplosione che interesso le gallerie 6 e 8 della miniera della Fairmont Coal Company di Monongah. L'impianto era ubicato lungo il corso del Monongaheva River a circa 6 miglia a sud della cittadina di Fairmont, in West Virginia (USA).
La zona era ricca di impianti minerari dove si estraeva carbone. La paga era buona anche se il lavoro era molto faticoso e pericoloso ma questo non spaventò le centinaia di italiani che giunsero a Monongah con le proprie famiglie in cerca di una vita dignitosa. La miniera era ben attrezzata ed efficenti: c'era l'energia elettrica che azionava le macchine operatrici, c'erano grossi ventilatori che assicuravano l'aereazione delle gallerie e il carbone veniva trasportato all'esterno da carrelli metallici movimentati da piccole locomotive a vapore. Ma tutto questo non bastò ad evitare la tragedia.
Quella mattina una violenta esplosione investì la galleria 6 e la galleria 8. Lo scoppio fu così violento che sentirono tremare la terra fino a 8 miglia di distanza.
La galleria 6 fu completamente distrutta: perirono tutti coloro che vi lavoravano, crollarono molti degli edifici e delle infrastrutture che si trovavano nei pressi del suo ingresso e i detriti ne ostruirono l'accesso. I soccorsi furono immediati ma il fuoco, il fumo e i crolli sbarrarono la strada alle squadre di soccorso per ore. Non si seppe mai con certezza il numero delle vittime. Le stime ufficiali redatte dalla Fairmont Coal Company stabilirono che i morti furono circa 350 (con almeno 171 italiani, soprattutto abruzzesi, molisani e calabresi) ma le fonti giornalistiche alzarono il numero a 425. Anni dopo il reverendo Everett Francis Briggs, un prete cattolico che curava le anime dei sopravvissuti e quelle dei parenti delle vittime, fece accurate ricerche e stabilì che il totale delle perdite umane superava di molto le 500 unità.
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