1876 - Caduta della Destra storica. La Sinistra di Depretis al potere
La formazione politica dell'Italia liberale passata alla storia come Destra storica non era un'entità compatta che aveva un programma economico condiviso da tutte le sue componenti. Tale schieramento era costituito da due correnti distinte: il gruppo piemontese geloso della progenitura originaria e il gruppo tosco-emiliano chiamato dagli avversari consorteria.
Importante per comprendere le dinamiche che portarono ad una difficile coesione politica della Destra va considerata anche la contrapposizione netta, a livello personale, tra i suoi due maggiori esponenti: il piemontese Quintino Sella e l'emiliano Marco Minghetti. Il quadro delle divergenze veniva, poi, completato dagli interessi dei latifondisti meridionali che cercavano di ostacolare il blocco industriale centro-settentrionale. Verso la metà degli anni Settanta, grazie anche a queste divergenze, vi fu nella destra storica un ampio dibattito sulle strategie relative alla corretta applicazione dei principi liberali in economia.
Minghetti, Sella e Spaventa vedevano con favore un limitato intervento dello stato in campo economico soprattutto come una forza etica e calmieratrice mentre altri ritenevano che ne dovesse rimanere totalmente al di fuori. Nel dibattito si inserì la discussione sulla nazionalizzazione delle ferrovie. Il disegno di legge venne presentato dal ministro dei lavori pubblici Luigi Spaventa ai primi di marzo. La questione ferroviaria fece da catalizzatore ai contrasti interni tanto che il presidente del consiglio Marco Minghetti fu costretto a presentare le sue dimissioni. La stagione politica della Destra storica era così terminata. Il 25 marzo del 1876 il Re incaricò il principale esponente della sinistra, l'on. Agostino Depretis, di formare un nuovo governo: iniziava la stagione politica della sinistra che avrebbe assicurato al paese una lunga stagione di riforme.
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