1895 - Gli italiani nel Tigrai: l'Amba Alagi e Macallé
Sin dall'esordio come (piccola) potenza coloniale, l'Italia è stata ben conscia della limitata estensione dei
propri possedimenti nel corno d'Africa. La colonia Eritrea, in particolare, era costituita da un territorio
semidesertico posto subito a ridosso della costa del mar Rosso.
Tra Assab e Massaua la vita era difficile: le temperature erano alte, c'era una forte umidità e il terreno
arido rendevano il luogo un posto dove era difficile intraprendere qualsiasi attività. Fin dai tempi del primo
stanziamento nella baia di Assab fu subito chiaro che era di vitale importanza espandere i possedimenti anche
ai freschi e fertili (e ricchi) territori dell'altopiano posti verso l'interno, a pochi chilometri da Massaua.
Questa è, tutto sommato, La chiave per comprendere la strategia espansionistica dell'Italia in Africa
orientale. E in questa prospettiva vanno inserite tutte le spedizioni militari fin dai tempi della sconfitta
di Dogali. Nel gennaio del 1895 il governatore della colonia Eritrea, il generale Oreste Baratieri, su
pressione del governo Crispi, aveva intrapreso un'offensiva militare volta al controllo di gran parte della
regione abissina del Tigrai.
L'intento di Roma era di espandere i propri possedimenti coloniali e di acquisire una posizione di forza nei
confronti dell'Etiopia di Menelik II. Nell'ottobre del 1895 la fase di conquista si poteva dire conclusa.
L'esercito coloniale italiano aveva occupato con successo i territori di Anxum, di Adigrat, di Macallé e di
Amba Alagi. Menelik, tuttavia, non poteva assistere impotente all'avanzata italiana senza mettere in pericolo
il suo regno. In ottobre fece battere il negarit e radunò un esercito di almeno 100.000 uomini e con esso mosse
contro le postazioni italiane. I primi scontri avvennero sul massiccio roccioso dell'Amba Alagi (7 dicembre
1895) dove il maggiore Pietro Toselli e i suoi soldati cercarono invano di resistere. Fu la volta dell'assedio
al forte di Macallé (gennaio 1896) dove era asserragliato il battaglione del maggiore Giuseppe Galliano. Due
scontri, due sconfitte per gli italiani. Le truppe di Menelik avevano la strada spianata per la conca di Adua
e, da li, per Massaua e la colonia Eritrea.