1899-1900 - La rivolta dei Boxers in Cina
Nel maggio del 1899, in Cina, prende forza la rivolta antioccidentale propugnata da diverse società segrete
che gli europei chiameranno, semplificando, Boxers. I moti xenofobi furono sostenuti dall'imperatrice
Tsü-hsi e dall'esercito imperiale. Il 20 giugno i Boxers, dopo aver attaccato diverse missioni
cattoliche e alcuni interessi economici stranieri, cingono d'assedio le legazioni internazionali a Pechino e
la cattedrale cattolica del Pe-tang.
Su richiesta dei ministri europei residenti, l'ammiraglio Seymour organizza una colonna di soccorso formata
da oltre 2000 soldati e marinai provenienti dalle navi da guerra internazionali alla fonda nel golfo del Chili
(Cina orientale).
Seymour non riesce a raggiungere Pechino perché attaccato dai ribelli ed è costretto a ritirarsi verso Tien-tsin,
anch'essa fatta bersaglio del fuoco nemico.
I paesi europei coinvolti (tra cui il Regno d'Italia e la Russia), gli Stati Uniti e il Giappone decidono di inviare
in Cina un corposo corpo di spedizione forte di migliaia di uomini che, appena sbarcato, si dirige verso Pechino.
Il 28 agosto le truppe internazionali entrano nella capitale e liberano le legazioni internazionali e la cattedrale
del Pe-tang. La corte imperiale fugge verso il nord del paese.
Il 7 settembre del 1901 la Cina e le undici potenze vittoriose firmano un protocollo di pace che costringe
Pechino a sottostare a pesanti risarcimenti monetari e territoriali.